Nella splendida cornice del Teatro Parenti in occasione di IF! Italians Festival, organizzato per il decimo anno consecutivo da ADCI e UNA in partnership con YouTube, abbiamo celebrato un atteso meet&greet con la rockstar del momento: l’intelligenza artificiale generativa.
 
Stefania Siani, CEO and Chief Creative Officer di Serviceplan Italia e Presidente ADCI e Carlotta Ventura, Chief Communications, Sustainability and Regional Affairs Officer a2a hanno tenuto un intervento intitolato LAIF con l’obiettivo di riflettere su come stiamo agendo per rendere l’AI “Life compatible”.
 
Fino al 2022 l’impatto dell’AI sui lavori ad alto contenuto creativo era ritenuto basso o inesistente.
Questo scenario cambia drasticamente tra il 2022 e il 2023 con l’avvento di modelli generativi in grado di creare testi e immagini senza addestramento specifico, a differenza dei tradizionali sistemi di machine learning.

➡️ Automazione completa?
➡️ Integrazione e miglioramento delle performance?
➡️ Nessun impatto?

I forecast e i report internazionali analizzati ritengono più probabile il secondo scenario.
Eppure la tecnologia continua a destare un senso di pericolo come si evince dalla stessa narrativa dell’AI ACT: l’UE ha scelto di raccontare la prima normativa al mondo sull’AI seguendo un approccio basato sul rischio.
Nel corso dell’intervento si fa così riferimento alla necessità di un Rebranding.
E se avessimo sbagliato il naming e tutto ricominciasse dalla definizione che le attribuiamo? L’Artificial Intelligence, per citare la celebre teoria dell’“oggetto a” di Lacan, è “autre” autonoma dall’uomo: un nome che contribuisce a percepirla antagonista.
E se stabilendo, a partire dal nome, l’appartenenza umana di questa tecnologia creassimo i presupposti per una narrativa più umana?